Tomografia a coerenza ottica intravascolare

Che trattamento è la tomografia a coerenza ottica?

La tomografia a coerenza ottica (Optical Coherence Tomography OCT), è una tecnica di recente acquisizione, che sfrutta i raggi infrarossi. Essa avendo una risoluzione >10 volte rispetto alla IVUS (ecografia intramuscolare), permette una valutazione migliore dello spessore del cappuccio fibroso della placca, che separa il core lipidico dal circolo sanguigno (vedi figura sopra). Lo spessore del cappuccio fibroso è un indice assai importante di vulnerabilità della placca.

L’ OCT consente una correlazione tra immagini e istologia dei tessuti. L’OCT si può considerare complementare all’ IVUS, in quanto completa le informazioni necessarie per valutare le condizioni di vulnerabilità della placca e quindi il rischio cardiovascolare del paziente. Inoltre si può indicare la terapia con cui tentare di modificarlo (per esempio le statine hanno dimostrato di aumentare lo spessore del cappuccio fibroso, rendendo così più stabile la placca).

La tomografia a coerenza ottica (OCT) ha rivoluzionato l’imaging intracoronarico. L’inedita risoluzione spaziale di questa tecnica (15 μm) fornisce informazioni esclusive sulla microstruttura della parete coronarica. Attualmente, l’OCT è sempre più utilizzata nella pratica clinica e costituisce inoltre uno strumento di ricerca emergente molto solido. L’OCT permette la visualizzazione dettagliata delle placche aterosclerotiche e fornisce informazioni affidabili sulla composizione della placca (​​lipidica, fibrosa, calcifica), sebbene la penetrazione limitata nel tessuto precluda un’analisi completa del carico totale di placca. L’OCT è l’unica tecnica che consente misurazioni accurate dello spessore del cappuccio fibroso, un classico marcatore di vulnerabilità della placca, e rileva prontamente fibroateromi a cappuccio sottile. Nei pazienti affetti da sindromi coronariche acute, le rotture della placca associate a trombo rosso o bianco sono ben identificate. L’OCT è utile anche per valutare i risultati degli interventi coronarici. L’espansione e l’apposizione dello stent alla parete vasale può essere facilmente valutata grazie a questa metodica. Inoltre, grazie alla risoluzione 10 volte maggiore, l’OCT è superiore all’ecografia intravascolare nella rilevazione di gradi minori di mal posizionamento strutturale, prolasso tissutale, trombo residuo e dissezioni del bordo. Inoltre, durante il follow-up dopo una procedura di angioplastica coronarica, l’OCT ha un valore unico per rilevare la presenza di ricopertura da parte di cellule della superficie dello stent (ri-endotelizzazione)  e quantità lievi di proliferazione neointimale (tessuto cicatriziale legato alla risposta biologica del vaso ad un impianto di stent), che potrebbero rappresentare un indicatore surrogato valido per la sicurezza e l’efficacia dello stent a rilascio di farmaco e per valutare la scomparsa dei nuovi stent bioriassorbibili. Infine, l’OCT è stata utilizzata per svelare i meccanismi di base coinvolti in una risposta anomala all’impianto di stent, vale a dire ristenosi intrastent e trombosi da stent. Pertanto, l’OCT sembra ideale per contribuire al progresso della nostra conoscenza fisiopatologica della malattia arteriosclerotica coronarica e per migliorare i processi clinici decisionali, soddisfacendo la richiesta crescente di informazioni morfologiche sulle arterie coronariche da parte di medici e ricercatori.


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